Paolo Aralla, nato nel 1960, appartiene a un'altra generazione rispetto a noi, più giovani di 15, 20, quasi 25 anni: è stato tra l'altro mio insegnante di composizione, il che mi pone semmai in un rapporto filiale con lui - e rischia di impedirmi di essere imparziale. Suoi circa coetanei sono invece Fedele, Francesconi, Gervasoni, Solbiati, compositori che oggi nel bene e nel male rappresentano l'establishment della musica contemporanea italiana e che - senza nulla togliere alle loro individualità - condividono in maniera credo innegabile un terreno stilistico comune, una morbidezza ultima di chi è cresciuto con Berio, ha avuto Murail per fratello maggiore ed è rimasto folgorato sulla via di Damasco da Benjamin, ma sto ovviamente semplificando.
Il lavoro di cui voglio parlare è Caduceata Region, ciclo di tre pezzi per pianoforte scritti tra il 2009 e il 2011. Come al solito non mi interessa descriverlo dettagliatamente, ma piuttosto provare a spiegare perché sento che merita attenzione.