lunedì 30 luglio 2012

Emanuele Casale - Buongiorno stanza audace


Tempo fa, su queste stesse pagine, si parlava di “scavare”.
Scavare per me vuol dire cercare, modellare, impregnarsi, annullarsi e ricrearsi ogni istante dedicato alla “creazione”. Anelare a quel che non si conosce. Immaginare il nero per (ri)colorarlo lentamente.

Prosciugarsi. Perdersi. Rifiorire.

Questo processo è un loop continuo. È insito nella vita di un compositore, o di un qualsiasi creatore. È una evoluzione naturale che ci porta da uno stato vegetativo all’altro. Ci distrugge e ci ricrea. E l’ordine è dettato dal suono. “L’ordine del fenomeno sonoro è primordiale: vivere quest’ordine è l’essenza stessa della musica”, lo diceva Boulez.
Credo che vivere quell'ordine sia innanzitutto un viaggio. Un continuo errare attraverso luoghi offuscati, incapsulati in una dimensione parallela, come in un treno. Dove tutti gli elementi ci scorrono rapidamente davanti, come in uno schermo, ad un ritmo disumano ed una velocità inafferrabile. 
E' solo grazie alla nostra percezione che riusciamo a cogliere quante più informazioni possibili.

domenica 22 luglio 2012

Valerio Murat - Ailo


Ailo è il nome di un demone-donna finlandese. Di notte diventa lupo e va a caccia di uomini; per mangiarli ovviamente. Ailo è il titolo del lavoro che vi presento questo Lunedì, l'autore di musica e video è Valerio Murat, opera datata 2011. Generalmente non ritengo necessario presentare il compositore, preferisco parlare esclusivamente dei pezzi, talvolta però la cifra biografica aiuta a decifrare meglio, in questo caso ritengo di dover spendere qualche parola sul percorso di questo artista, perché forse aiuta a capire. I primi esordi di Valerio sono quelli di un giovane compositore di successo, in pochi anni vince alcuni dei premi più importanti al mondo. Decide di non inserirsi nella filiera delle grandi istituzioni accademiche, rinuncia al conforto che viene dall'avere (talvolta a tutti i costi) il "nome che gira" nei "posti giusti" della musica contemporanea, che comunque lo cerca e lo osserva: come si osservano le schegge per fare un reset di sistema.

lunedì 16 luglio 2012

Nicolas Mondon - Pianola/Phonographe II

Il brano che vi propongo è "Pianola/Phonographe II" di Nicolas Mondon, per disklavier preparato, di cui potete trovare una registrazione a questo indirizzo:

(Il disklavier è un… pianoforte senza pianista, in cui l'abbassamento dei tasti è gestito tramite computer. Nicolas "prepara" anche lo strumento pesantemente, cioè modifica il timbro di alcune corde grazie a frammenti di gomme, corde o patafix).

Premetto che la registrazione non rende giustizia al pezzo, il cui vero asso nella manica è la teatralità del gesto sonoro. Chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo dal vivo lo scorso giugno a Parigi (Centquatre, festival Manifeste, 21/06/2012) avrà potuto apprezzare quest'aspetto. La registrazione è - a mio avviso - una lontanissima parente del pezzo in sé. Però penso valga la pena comunque di parlare dell'impostazione generale del brano, anche per incuriosire chi avrà modo di assistervi in futuro.

mercoledì 11 luglio 2012

Fabrizio Rat Ferrero - Noisy Airs

Fabrizio Rat Ferrero, classe 1983, compositore e pianista. Da qualche tempo disdegna la scrittura in senso stretto perché preferisce fare album suoi e suonare quello che scrive. (http://www.fabriziorat.com)

Noisy Airs é un brano per grande ensemble eseguito in prima al Festival Musica di Strasburgo dall'orchestra dei diplomati del conservatorio di Parigi nel 2009.


Non ci sono complessi che bloccano l'immaginario in questo brano, c'è una diretta e franca immersione nel gusto e nell'esperienza personale che fa digerire tutto quel po' di musica contemporanea che Rat Ferrero ha nelle orecchie e nelle mani. C'è del Lachenmann di fondo, accompagnato da uno Strawinski un po' selvaggio e scanzonato. Non quello della Sagra, ma quello dei montaggi strani neoclassici, o della Sinfonia per strumenti a fiato. C'è anche tanta esprienza di musica fatta e sentita. L'improvvisazione, il lavoro sulla frase e sul tema che viene dal Jazz.
Il flusso musicale è bello quando dura poco, però flusso deve esserci. Il compositore deve illuderci che tutto vada per il meglio, che tutto sia sotto controllo; ma, ancora meglio, che si giri di lato e mostri il trucco per fare divertire e anche pensare sull'essenza fittizia, giocosa e profondamente irreale del comporre.

martedì 3 luglio 2012

Ciò che manca non si può contare

Quando scriviamo musica che cosa teniamo e cosa buttiamo? Secondo quali motivazioni compiamo tali scelte? Sono due domande piuttosto complesse, e che a mio avviso meritano di essere affrontate, anche se molto brevemente.

Sulla prima, sappiamo bene che non tutto quello che ci passa per la testa viene trascritto sulla carta. Non siamo dei dittafoni musicali, e nemmeno dei medium in contatto con la musica delle sfere. Ciò che passa per la testa viene filtrato nel processo compositivo. O, meglio, tale processo è di per sé un filtro.

Scrivere è filtrare allora, e come un setaccio, una griglia e un colino lasciano passare la parte liquida - che si disperde - e trattengono gli elementi solidi – che rimangono – così delle cose restano, mentre altre vengono buttate.

Il filtraggio opera sempre, da prima dell'inizio della prima nota che si scrive - ovunque la si voglia scrivere – alla fine, quando ci ricordiamo del pezzo ascoltato anche dopo decenni, forse fino all'ultimo istante della nostra vita cosciente.

Detto ciò, mi chiedo se filtrare significhi sempre scegliere coscientemente cosa trattenere e cosa lasciare – o lasciarsi scappare fra la dita. Abbiamo sempre un controllo sul passaggio delle sostanze? Possiamo sempre decidere quanto fitto sia il reticolo del setaccio? Se sia uniforme o presenti da qualche parte dei fori più stretti – o più larghi? E poi, quante volte ripassiamo nel filtro i flussi musicali prima che il materiale trattenuto ci piaccia davvero?