Il brano che vi propongo è "Pianola/Phonographe II" di Nicolas Mondon, per disklavier preparato, di cui potete trovare una registrazione a questo indirizzo:
(Il disklavier è un… pianoforte senza pianista, in cui l'abbassamento dei tasti è gestito tramite computer. Nicolas "prepara" anche lo strumento pesantemente, cioè modifica il timbro di alcune corde grazie a frammenti di gomme, corde o patafix).
Premetto che la registrazione non rende giustizia al pezzo, il cui vero asso nella manica è la teatralità del gesto sonoro. Chi ha avuto la fortuna di ascoltarlo dal vivo lo scorso giugno a Parigi (Centquatre, festival Manifeste, 21/06/2012) avrà potuto apprezzare quest'aspetto. La registrazione è - a mio avviso - una lontanissima parente del pezzo in sé. Però penso valga la pena comunque di parlare dell'impostazione generale del brano, anche per incuriosire chi avrà modo di assistervi in futuro.
L'esperienza di ascolto è esattamente a metà strada tra concerto e installazione. L'ascoltatore si trova di fronte il disklavier sotto un'illuminazione minimale e ben pensata (che cambia in base alle sezioni del brano). L'elettronica è diffusa per la maggior parte da un altoparlante a contatto nella cassa armonica dello strumento; quattro altoparlanti esterni (accessori, ma non inutili) diffondono in certi momenti alcuni eventi collaterali, quasi commenti all'operato di un invisibile pianista. Il brano è breve, e dal vivo è impossibile annoiarsi. Non ci sono altri brani prima o dopo: assisto a una performance di un quarto d'ora scarso, e me ne torno a casa felice. (E incidentalmente mi chiedo uscendo dalla sala: perché alcuni concerti si ostinano a durare due ore? L'attenzione è un parametro essenziale…)
Se assumiamo il disklavier come base di partenza, quello teatrale era quasi un percorso obbligato - personalmente (ma ciò dipenderà dalle poche volte in cui ho l'occasione di vederlo in performance) mi è quasi impossibile non pensarlo come strumento "per sottrazione" (dove sono finite le dita?). Mondon cammina su questo percorso obbligato con sicurezza, senza mai scivolare. Decide di preparare pesantemente lo strumento, facendo rimbalzare variamente la domanda che il disklavier stesso genera in modo naturale: chi o che cosa sta suonando? (Nelle due accezioni possibili della domanda: quale cosa produce suono, e quale suono è prodotto?). L'elettronica è per la maggior parte fatta di materiale proveniente dal disklavier stesso, o da sintesi per modelli fisici ispirati ad esso.
Nelle note al brano, Nicolas Mondon parla di voler "fare in modo che il computer [che governa il disklavier] sia in grado di perturbare da sé l'agogica o la dinamica […] per ottenere questo sentimento di vita, di aleatorietà, che si ha di fronte all'interpretazione musicale". Certo, trovarsi faccia a faccia con un disklavier pone domande sul
ruolo e sul significato dell'interpretazione. Tuttavia questa linea di lettura, all'ascolto (quantomeno a un primo ascolto) è secondo me assolutamente accessoria, poco interessante, e passa giustamente in secondo piano rispetto a quella teatrale. (Tra l'altro, ma potrei sbagliarmi, il disklavier credo sia di per sé strumento difficile da
controllare - la stessa nota prodotta con gli stessi parametri darà spesso dinamiche diverse.) Molto più interessante è invece il contenuto musicale: la commistione timbrica, e soprattutto l'ostinato armonico della parte centrale.
L'altoparlante a contatto merita una considerazione separata. Sempre più persone, io compreso, se ne stanno ultimamente appassionando, come ottima maniera (e non troppo onerosa, rispetto a complessi sistemi multi-altoparlante) per cambiare la diffusione del suono proveniente dall'elettronica. Utilizzando una superficie di risonanza (ad esempio la cassa armonica del pianoforte), l'aggressiva direzionalità dell'altoparlante è persa, ed è lo stesso pianoforte che diffonde il suono. L'effetto è davvero coinvolgente. Ci sono rovesci della medaglia, naturalmente, ad esempio le difficoltà nella diffusione dei gravi; in ogni caso la tecnologia in questo ramo è già abbastanza buona, anche se purtroppo non ancora accessibile per i privati in una maniera definibile davvero "commerciale" (almeno non per i prodotti di fascia alta; ci sono poi diversi prodotti di fascia bassa o molto bassa, a contatto o ibridi, che sono ben commercializzati). L'altoparlante non è più protagonista in senso stretto, non è più attore, al massimo è "suggeritore", nascosto nella buca. Questo può essere interessante o no a seconda dei contesti. Nel disklavier di Mondon, a un certo punto la confusione è tale che realmente i suoni preparati delle corde potrebbero essere diffusi dall'elettronica, e i suoni elettronici essere in realtà strane preparazioni del disklavier. La teatralità dello strumento è amplificata dalla teatralità della situazione: i quattro altoparlanti frontali "commentano" il concerto del disklavier, le luci lo chiosano. Se vi capitasse, è un pezzo da vedere oltre che da ascoltare.
Brano molto interessante, bel post Daniele! Mi piace questa "nudità" di suono che forse potrebbe essere coniugata come "artificialità" ma mi sembrerebbe riduttivo nei confronti di un pezzo che tutto sommato ha un'anima.
RispondiEliminaNon esiste un video in rete per vedere la performance dal vivo?
No, purtroppo non esiste. Ho contattato Nicolas Mondon, e dice che forse ce ne sarà uno a settembre o ottobre, ma non è sicuro...
RispondiEliminaTrovo molto interessante anche il contesto "ibrido" di concerto/installazione, potrebbe senz'altro essere una via percorribile per il futuro.
RispondiEliminaSì, verissimo. È una delle cose che in questo periodo interessano molto pure a me. Ma per centrare davvero il punto con l' "ibrido" bisogna avere a disposizione il luogo giusto - e il Centquatre decisamente lo è.
RispondiEliminaE' vero, e penso che anche noi compositori dovremmo spingere sempre di più per avere a disposizione luoghi simili. Che poi per esempio non sarebbe sbagliato presentare questo tipo di lavori come installazioni permanenti.
RispondiEliminaCiao. Bello il pezzo di Nicolas, soprattutto l'idea del piano come macchina che fa tutto e che fa da membrana dell'alto parlante. Pianoforte scatola magica!
RispondiEliminaGrazie Daniele per il post, pezzo bello (la parte finale mi pone delle domande ma non importa). A me il disklavier non piace proprio, ma in questo caso... non so... suona meglio. Secondo me è perché lo strumento è preparatissimo e questo "riduce" drasticamente la percezione di un elemento al quale tengo molto, il "tocco". In qualche maniera siamo meno abituati a concentrarci su questo aspetto (o parametro di alto controllo - virtuosismo compositivo) quando prevale la sopresa del suono "strano". Intendiamoci... non credo sia del tutto vero, forse una versione concerto con 2 pianoforti e 2 grandi pianisti farebbe suonare il pezzo altrettanto bene se non meglio. Ma questo è un pensiero inutile visto che si tratta molto saggiamente di una installazione e quindi il mio è un pensiero sopra le righe. Bravo Mondon!
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RispondiEliminaMerci beaucoup Daniele pour cet article ! Je viens seulement de le trouver, au hasard d'une promenade sur internet...
RispondiEliminaIl y maintenant une vidéo sur le net, qui ne permet pas de rendre compte l'installation elle-même ni, malheureusement, les lumières, car cela n'a pas été filmé, mais permet de voir le disklavier :
https://www.youtube.com/watch?v=PkV8LyGIy3Y
Même si, je suis bien d'accord, la pièce est assez différente en concert : il n'y a pas de bonne solution d'enregistrement qui permette de rendre compte du phénomène acoustique qui est l'intérêt premier du dispositif.
J'espère qu'elle pourra être rejouée un jour ! Et merci pour tous vos commentaires constructifs !
Juste une remarque concernant les aspects interprétatifs et gestuels de la pièce (pour répondre à Marco d'une certaine manière) : j'ai passé beaucoup de temps à programmer correctement les vélocités pour que le jeu ait l'air "naturel", ou plutôt, "humain". Je ne suis pas du tout intéressé par le fait de produire de la musique de machine. Et cela est aussi primordial pour que la fusion des timbres entre les préparations acoustiques du piano et les sons électronique s'opère. Par contre, je ne suis pas sûr que la pièce soir jouable à 2 pianistes, car il y a des passages qui sont vraiment pensés, en termes de virtuosité, de programmation, de synchronisation, pour une machine : je voulais que cette pièce soit vraiment écrite, d'un point de vue musical et poétique, pour un disklavier et non un piano, mais que la machine disparaisse sous la musique. Après tout, cette musique est produite pour des oreilles humaines...
RispondiEliminaEt, désolé, je ne connais pas du tout l'italien... la proximité avec le français et avec le sujet me permet de comprendre ce qui s'écrit, mais pas de répondre. Toutes mes excuses pour ces réponses en français !
RispondiEliminaSalut Nicolas, merci pour tes paroles, vrai regard du compositeur qui a crée cette oeuvre - que personnellement je trouve assez profonde.
RispondiEliminaEt Merci pour le lien, la vidéo est très intéressante, et c'est vrai qu'on aperçoit la présence humaine, assez émouvante d'ailleurs. Donc, Bravo!. Bises et bon courage pour tes projets!
(petite traduction en italien ci-dessus).
Ciao Nicolas, grazie per le tue parole, vero sguardo del compositore che ha creato quest'opera - che personalmente trovo molto profonda. E Grazie per il link, il video è molto interessante, ed è altrettanto vero che si percepisce una presenza umana, assai emozionante. Dunque, bravo! Baci e in bocca al lupo per i tuoi progetti!
P.S. per i non francofoni, potete utilizzare il traduttore google, fa piuttosto bene il suo lavoro!