Senza conservatori e senza rivoluzionari,
l'Italia è diventata la patria naturale del costume demagogico
(Piero Gobetti)
l'Italia è diventata la patria naturale del costume demagogico
(Piero Gobetti)
Nel post di questa settimana tocchiamo un argomento che nel bene e nel male tocca tutti noi. L'editoria. Cerco di indicare tre esempi che mostrano come l'editoria si sviluppi nel contesto europeo, per trarne delle conclusioni e capire se e come l'editoria possa aiutare, o aiuti, la musica e i compositori a farsi conoscere.
Pubblicare partiture può sembrare oggi come una cosa di un'altra epoca. In effetti le partiture non si comprano più, il pubblico non ne ha accesso, così come i critici musicali non si pongono mai, o quasi, il problema di procurarsi una partitura prima di valutare un brano. A che cosa serve allora pubblicare una partitura? Serve a qualcuno? E' ciò che resta di una nostalgica tradizione? A questa domanda cerco di dare una risposta mostrando tre casi editoriali in Europa.
Sarebbe bello se questo post fosse l'occasione per un dibattito sull'editoria che manca (come molti altri dibattiti nella nostra piccola, tranquilla e un po' ipocrita comunità musicale).
Nel panorama attuale, tendezialmente, gli editori muoiono, o per sopravvivere pubblicano pedagogia, quasi nessuno partiture di musica colta, a meno che non siano grandi gruppi che possono mantenere una attività di prestigio, sempre con molti sforzi e pochi mezzi. A questo proposito mi preme dire che forse il modello economico dell'editore puro deve evolversi diventando un'entità capace di concentrare competenze musicali a più livelli e tramite esse produrre l'eccellenza artistica. Senza questo passaggio un giorno ci troveremo senza editori.
Oggi, nel contesto degli editori nuovi e indipendenti troviamo progetti interessanti che ci possono fare intravedere degli sviluppi in senso positivo. In Italia questi tipi di esperienza mancano completamente. Tuttavia in Germania, Francia e Nord Europa queste realtà (pochissime) funzionano, fanno della vera promozione e spesso i compositori pubblicati sono tra i più eseguiti in ambito sperimentale/colto.
Zeitvertrieb. Editore berlinese-viennese nato da un collettivo che conta tra i fondatori Peter Ablinger, Bernhard Lang, Klaus Lang e Nader Mashayekhi. Il collettivo ha fondato una casa editrice che ne promuove i membri. L'editore ha una linea estetica ben chiara e offre servizi di pubblicazione dei materiali e del noleggio, e produce eventi legati ai suoi autori e al contesto berlinese. Oltre a questo l'editore è anche promotore di eventi, anima la scena pubblica e si propone di andare al di là della semplice stampa per dare un'offerta più ampia, che coinvolga il digitale e quello che l'informatica offre per andare oltre l'esistente nell'editoria. Il principio su cui l'editore si basa è l'indipendenza delle scelte estetiche e l'equità del trattamento dei compositori. Aspetto di interesse fondamentale: la dichiarazione di intenti estetici e musicali nello statuto dell'editore. Ciò significa che l'editore è coinvolto in prima persona come attore del mondo culturale. Penso che se un editore rinunci all'attività in prima persona rinunci al contatto diretto con il suo potenziale pubblico e alla diffusione delle sue idee e della sua estetica.
Un altro editore tedesco interessante è Thuermchen Verlag, di Colonia. Anche questo editore, simile a Zeitvertrieb, è stato fondato da sei compositori, tra i quali Carola Bauckholt e Manos Tsangaris, famosi in Germania ma non solo. Di specifico questo editore è accoppiato a un ensemble che lo supporta nelle esecuzioni. Questo tipo di "formato" è nuovo oggi, ma ricalca quello che succedeva a inizio novecento per le compagnie di teatro, che fondavano loro stesse il loro editore per diminuire i costi di produzione. Questa organizzazione permette di agire e di costruire musica in maniera indipendente, di accedere a fondi di ogni tipo e anche alla vendita privata. Una struttura di questo tipo potrebbe avere del potenziale nel contesto italiano, in cui bisogna sapere fare più cose per tenere impiedi un'iniziativa culturale che abbia un profilo estetico e che si faccia promotrice di nuovi contenuti musicali.
Un editore/impresa culturale che attira l'attenzione è babelscores, editore on-line parigino dedicato alla musica contemporanea. Quello che è interessante è la quantità di compositori che girano intorno a questo editore. Un buon centinaio di compositori che sono passati o abitano a Parigi sono sostenuti e promossi. L'idea è intelligente. Tutto è on-line, le parti si possono richiedere e le partiture possono essere acquistate sul sito. Quello che l'editore tiene mi sembra sia il 30 per cento del costo della partitura. Se le parti sono richieste stampate allora c'è un costo di affitto delle parti. Anche Babelscores organizza eventi e cerca di associarsi a istituzioni prestigiose come l'abbazia di Royaumont. Un aspetto purtrtoppo mancante è il profilo estetico, che non appare determinante. Dietro il fatto di pubblicare "musique classique contemporaine de haute qualitée" pubblicano un po' di tutto.
In altri paesi europei esistono editori di musica contemporanea annessi ai centri di informazione sulla musica contemporanea, come Donemus in Olanda per esempio; Edition-S in Danimarca; Musica Baltica, Lituania; questi editori sono co-finanziati da associazioni e enti pubblici. Quando il nostro CIDIM prenderà l'esempio e si metterà a promuovere la musica dei compositori italiani, in Italia e all'estero?
Nel contesto italiano mancano delle iniziative private che vogliano basarsi su dei contenuti musicali di tipo "colto" e quindi mancano produttori competenti. Noi compositori siamo incapaci di fare passare il messaggio che la nostra musica può e deve essere messa in condizione di essere ascoltata da un pubblico più vasto, importante e disposto a finanziare e pagare per questa musica, non solo perché continui a vivere in stato morente, ma perché viva sempre di più e meglio. I nostri musicologi e critici dovrebbero imparare a creare ponti tra gli artisti e il pubblico anche attraverso l'editoria. Smetterla di sparare sulla musica scritta oggi e partecipare di più a fare crescere la comunità musicale. Alfabeta2 ha pubblicato un importante contributo a John Cage. Quando un editore o una rivista pubblicherà un contributo per fare conoscere i compositori di oggi in Europa e nel mondo? Perché nessuno si prende la briga di vedere che cosa sta succedendo, invece di liquidare velocemente e superficialmente i concerti? Un editore musicale oggi dovrebbe essere in grado di rispondere a queste domande e anche capace di provocare risposte. Purtroppo in Italia per il momento non ne vedo.
Se l'editoria musicale serva e abbia senso lo lascio alla discussione che seguirà. Io ritengo che l'editoria debba evolversi, che gli esempi citati facciano intravedere che cosa potrebbe essere, e che il modello del futuro si basi sulla capacità di assemblare le competenze musicali intorno a un'idea di musica che abbia la forza di creare il suo pubblico e di avere consenso.
Eric, poni delle problematiche scottanti e attuali, e che di rimando sono pertinenti anche al problema lanciato qualche post fa - quello sulla critica. Probabilmente gli attori che agiscono sulla scena musicale attuale - ed evidentemente mi riferisco alla dualità musicologo/critico - hanno dimenticato di sviluppare un dialogo che potesse rinnovarsi di volta in volta, anno dopo anno, con le generazioni di compositori che si sono susseguite. Si è creato un gap che ora è difficile da colmare. Parte della musicologia italiana ci ignora, non sa chi siamo né cosa facciamo, e forse non conosce il contesto comunque vivo che ci fa dialogare ed incontrare. Secondo me questa è una -grave- lacuna, e che ha delle ripercussioni negative sulle linee editoriali. L'editore conosce i suoi potenziali compositori anche grazie al lavoro dei musicologi e dei critici, che partiture alla mano, con conoscenza del contesto e con apertura aurico-mentale, riescono a valutare la qualità e il potenziale interesse delle nuove opere musicali di cui fruiscono; e magari possono entrare in rapporto con quell'editoria che cerca le stesse cose. Ma vorrei davvero che qualche attore della cultura musicale di cui parlo sopra si facesse sentire su questo punto. Potrebbe nascere un dialogo molto molto molto interessante!!!!
RispondiEliminaEric, le esperienze che citi sono efficaci e interessanti, e, come tu ricordi, sono partite (quasi) tutte da compositori. Questo può essere al contempo un vantaggio e un problema.
RispondiEliminaUn vantaggio: hanno sdoganato i pdf venduti online. Un esempio a caso, perché l'ho giusto avuto sotto gli occhi ieri: se vado sul sito di editionS, scelgo un autore, scelgo un brano (per ensemble) e posso leggere tutta la partitura da schermo, comprare partitura e parti per cifre modiche (direi tra i 20 e i 40 euro). Un qualsiasi ensemble che ha voglia di suonarlo, se lo può tranquillamente permettere: lo compra, lo stampa e lo risuona quante volte vuole, e questo è un ragionamento che ho sentito fare diverse volte ad amici che hanno piccoli ensemble con pochi soldi. Ed è tra l'altro un incentivo a far sì che un ensemble investa su un pezzo. (Ha i suoi contro, capisco perfettamente, e una buona edizione cartacea sarà sempre meglio. Sarà un "oggetto" musicale sicuramente più curato – ma meno pratico...)
Un problema. Mi sembra che tra queste nuove esperienze quelle che funzionino meglio siano giustamente quelle che sanno operare vere scelte (e non è sempre il caso). In breve, quelle che non sono contenitori, ma frecce. Questo rimane attuale, e il mezzo informatico tende ogni tanto ad aprire all'idea di contenitore più che a quella di freccia, e su questo gli editori tradizionali hanno un vantaggio e una grande importanza. Ed è anche la ragione per cui – ci si ritorna – serve non solo una critica in forma, ma anche una comunità di pensiero musicale. L'obiettivo credo sia avere questo, coniugato appunto con l'immediatezza di un rapporto e fruizione trasparenti e online.
Infine, rilancio con una domanda a bruciapelo: Eric, tu parti dalla citazione di Gobetti, che richiama esplicitamente non solo l'importanza dei rivoluzionari ma anche l'importanza dei conservatori, cosa su cui avevo e ho molti dubbi, ma la frase mi ha fatto riflettere: chi sono i conservatóri oggi? (con la o chiusa, quelli con la o aperta hanno altri problemi...) E il loro ruolo è davvero importante tanto quanto le esperienze degli editori che citavi?
ciao. Grazie per gli interventi. Rispondo sul problema, perché sui vantaggi siamo d'accordo. Babelscores é un contenitore. La cosa é da evitare e concordo assolutamente sul fatto che la comunità musicale debba svegliarsi e chiedere agli attori della musica esigenza e riflessione critica e editoriale sulle scelte promozionali. Siamo passati, diciamo, da un approccio in cui l'editore poteva e doveva influenzare la vita culturale a editori che lavorano nella comunità musicale sfruttandone i legami e i vantaggi, creando in e out che non hanno sempre una relazione con il prodotto. Siamo passati da un editore produttore a un editore che fa rete tra i vari interessi. Si dice di pubblicare la qualità, ma dietro questa scelta a volte c'é il vuoto di idee. Io sarei per pubblicare idee, e un pò con il mio ensemble cerco di seguire questa linea: invece di sfruttare l'esistente cercare di mostrare che ci sono cose diverse e di contribuire a aumentare la qualità del dibattito e della vita musicale. In fondo anche nuthing é nato per questo. Da qui la citazione di Gobetti, che invita tutti a seguire la propria indole, conservatrice o rivoluzionaria che sia, ma credendoci, argomentandola e criticando. Se invece si opta per portare a "casa la pagnotta" e fare lobbing o cartelli finiamo per fare dell'editoria musicale una demagogia ipocrita, in cui la scelta musicale é tra gli ultimi parametri. Andrea, sono d'accordo. Sarebbe bello parlarne pubblicamente con tutti. Per il momento siamo noi....
RispondiElimina...per concludere. Anche Gobetti era editore e penso che dovremmo tutti ispirarci alla sua figura, che in tre o quattro anni di attività ha fatto molto rumore.
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