Questa settimana voglio proporvi l'ascolto di Clearing I, di Kristian Ireland, compositore australiano nato nel 1975, formatosi principalmente negli Stati Uniti ed in particolare con Brian Ferneyhough. Dopo una pausa di qualche post ricominciamo con una promozione. Come sempre l'idea è quella di proporre compositori poco conosciuti in Italia, o quasi per nulla, come nel caso di Ireland.
Mi ricordo il primo ascolto del brano, a Acanthes 2007, nell'esecuzione del quartetto Arditti. Me lo ricordo perché assordante, pieno, scuro, per nulla convenzionale. E soprattutto molto diverso dagli altri quartetti degli studenti, presi, me compreso, dalle figure del linguaggio in voga. La cosa forte per me era stato l'atteggiamento di rimettere tutto a zero, però con una certa violenza. Uscii dalla sala avendo quasi male alle orecchie e il brano rimase nella mia testa senza però colpire ancora nel segno. Lo fa adesso, che mi ricapita tra le orecchie e che mi fa dire che in effetti è un brano in cui il Ireland prende un cammino molto chiaro. La cosa mi fa pensare alla forza di certi gesti compositivi, che sono spesso all'inizio di qualche cosa di personale. Clearing I è un gesto di liberazione, che in fondo deve, per continuare la sua energia, restare unico. Ireland ha però continuato a scrivere pezzi di questo tipo, pochi per la verità e tutti molto sentiti. Clearing è una serie di brani, il primo per violino solo e poi due quartetti d'archi. Per me il gesto liberatorio, affermativo della creatività compositiva deve anche essere sintetico, perché in se non è un gesto estetizzante, ma quasi esistenziale. I tre Clearing sono un blocco unico molto forte, che propone, impone, una visione da parte dell'artista. Un compositore dopo certi gesti deve porsi la questione di che cosa fare in seguito, se continuare a evocare le stesse forze o invece cercare più in profondità in complessità meno evidenti. Difficile per me giudicare quale sia la scelta migliore. Difficile perché un compositore deve continuare a produrre, e il pubblico a volte preferisce potere riconoscere la personalità, anche se nel gioco di specchi della composizione la personalità diventa presto maschera. Certo in Clearing c'è anche costruzione, lavoro su uno stile e su un suono che caratterizzano il compositore. Però resta una costruzione che parte da intuizioni personali che obbligano gli interpreti e il pubblico a porsi delle domande.
Sono perplesso - ma ipnotizzato.
RispondiEliminaNon conosco suoi altri lavori, ma devo dire che questo l'ho gradito!
L'unica perplessità che mi viene in mente è che questo sia un linguaggio poco produttivo, che offre poche possibilità di approfondimento e di ulteriore attività, castigato com'è, e porta con sé intenzioni troppo limpide, per cui continuare su questa strada probabilmente si rivelerebbe un ripetersi.
Grazie della scoperta!
Il dubbio ce l'ho anche io.
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