Prima di partire per le vacanze, concedendomi così l'agognata pausa estiva, vi propongo una breve riflessione che parte da un suggerimento di Eric Maestri. Si tratta di uno spunto per l'ascolto e per il pensiero, per non volere - o voler riuscire - a staccare completamente la spina nel bimestre che corre fra luglio e settembre: un periodo dell'anno in cui abbiamo il bisogno vitale di prendere il nostro tempo e nel quale possiamo comunque afferrare - forse non troppo distrattamente - qualche manciata di sollecitazioni sonore. Vi poniamo quindi all'ascolto e alla visione di questo:
"Hello" è un lavoro audio-visuale del compositore tedesco Alexander Schubert : secondo le parole di quest'ultimo si tratta di "un video che è accompagnato dagli strumenti. Il video consiste in registrazioni filmate del compositore che compie certe azioni o certi gesti. Questi gesti sono anche scritti in partitura, e vanno interpretati dai musicisti (come eventi musicali - non come azioni teatrali o movimenti fisici - l'idea è di trovare eventi musicali corrispondenti o contrastanti per ogni gesto dato)".
"La notazione dispiega il ritmo dei gesti e anche le durate degli eventi musicali. Se un gesto riappare allora il suono dovrebbe essere ripetuto più o meno allo stesso modo. Un evento musicale collegato a un gesto non deve essere solamente una nota o un suono, ma può anche essere un 'gesto musicale' […]"
Esiste quindi una corrispondenza stretta, causale o contro-causale (il che è la stessa cosa), fra gesto del video, gesto scritto in partitura e realizzazione degli strumentisti. Di più: nelle intenzioni del compositore il video stesso è la partitura da interpretare - anche se qui dovrei aprire una parentesi e chiedermi che cosa del video deve essere considerato come partitura, molto probabilmente i gesti compiuti dal compositore e non ciò che compare in campo (tutto ciò che è "diegetico"), così come i musicisti suonano le note scritte e non i margini del foglio bianco sul quale sono stampate, ma qui chiudo - o meglio, esso costituirebbe la partitura preferenziale, laddove quella tradizionale andrebbe utilizzata come ancora di salvezza. "La partitura [scritta] è uno strumento per suonarla più facilmente insieme al video, ma ad ogni modo il video è la partitura reale" asserisce A. Schubert.
Questo può essere un punto interessante: oggetti diversi da ciò che si intende come "partitura" ne assumono il ruolo perché suggeriscono azioni musicalmente interpretabili. In questo caso sono i gesti effettuati dal compositore così come mostrati nel video a fungere da "note" eseguibili dagli strumentisti. Non so se esistano media differenti dal foglio stampato, manoscritto o elettronico che abbiano assunto lo stesso ruolo della partitura - e i "graphic scores" non hanno nulla a che vedere. Potremmo allora immaginare di produrre un video che vada interpretato musicalmente, sebbene questo in qualche modo sia già stato fatto in passato all'epoca del film muto, laddove la sua proiezione veniva "sonorizzata" dal vivo da un pianoforte o da un piccolo ensemble di musicisti. Oppure possiamo pensare all'improvvisazione musicale che avviene durante gli spettacoli di danza contemporanea, ove i movimenti dei danzatori suggeriscono al musicista un discorso musicale. Qui però è diverso: non si tratta di improvvisazione, ma di un cambio di medium. Qualche legame lontano forse lo posso trovare con "Mnemosist S" di Yannis Kyriakides, ma neanche tanto. Nel lavoro di A. Schubert il gesto - nel video - lancia l'evento musicale. Il video è la composizione, perché i gesti sono disposti nel tempo in funzione del loro ruolo nel discorso musicale.
Ciò che bisognerebbe fare - e qui lascio il lavoro all'analista - è di prendere i gesti del compositore così come compaiono nel video - e di assumerli di per sé come eventi musicali, vale a dire come elementi strutturanti una forma. In seguito si potrà analizzarla e valutare la sua forza e il suo valore musicale.
C'è però un altro punto, che personalmente - ma non solo a me - può far scattare un "campanello d'allarme". I gesti del compositore non possono essere completamente isolati dal loro intorno ("diegetico"). Non posso fare a meno di notare le lucine appese al muro alle spalle del compositore, né quando si infila il cappotto, e via dicendo. Nel video non esistono solo gesti musicali, ma un intreccio forse non ancora esplorato a fondo in cui ai primi si mischiano percorsi narrativi diversi, che vanno dalla semplice storia del compositore che esce di casa per fare scherzetti infantili, alla meta-cinematografia (lui che fa il video e lo carica su youtube), ai riferimenti al videoclip, all'autointervista che compare verso la fine... A. Schubert ha tentato di conciliare il ruolo del gesto con alcune potenzialità del video, forse con un'ottica post-moderna, forse con spensieratezza.
Ad ogni modo penso che l'utilizzo di un mezzo diverso dalla "sheet music" per indurre l'interpretazione musicale sia un punto da sviluppare. Il compositore può creare una coreografia di movimenti realizzata da un performer, e basarsi su quella per suggerire la musica ad un ensemble. Idea interessante - anche se volendo essere veramente pignoli, il compositore per fare la coreografia deve scriverla su qualche supporto, e questo non diventa forse una partitura? Probabilmente l'esempio della danza non è calzante, perché gli interpreti - o meglio, gli "induttori" della musica - sono esseri viventi che agiscono dal vivo, mentre il video è solo un mezzo tecnologico (che non respira)...
Brevemente - e qui concludo - mi piace pensare a "Hello" come a un interessante tentativo, forse incompiuto, le cui ricche implicazioni chiedono di essere raccolte ed ampliate ulteriormente. Al limite, dopo le vacanze.
in quest'ambito mi era piaciuto il lavoro di van der Aa https://www.youtube.com/watch?v=yQUj2tyifqM
RispondiEliminaSe il risultato non è riuscitissimo narrativamente per lo meno dimostra una grande padronanza dei mezzi di produzione. Anni fa avevo visto un altro video all'IRCAM molto interessante (forse di più di Aa)...ambientato tra New York e l'artico...qualcuno ha presente?