L'ho conosciuto un po' meglio, se così possiamo dire, nella lettura di alcuni suoi scritti - che l'immaturità intellettuale dell'epoca non mi faceva comprendere appieno - nell'ascolto di alcune sue opere - Dérives I, Notations et Dialogue de l'ombre double - e nell'aver assistito a un paio di conferenze da lui tenute qualche anno fa.
In verità, probabilmente in quei fugaci momenti non avrei saputo cosa dire, se non ricambiare il suo gentile e semplice saluto facendo altrettanto, sorridendo come lui. (A tal proposito una volta Eric Maestri mi fece una battuta : "ma se incontri Boulez in ascensore che cosa gli dici : scusi, ma lei è Pierre Boulez ?". Ecco, quello ovviamente non l'ho fatto...)
Rimangono piuttosto gli anni trascorsi all'Ircam, l'aver conosciuto, frequentato e appreso da compositori, musicisti, insegnanti, ricercatori - e non solo questi - che mi hanno formato e ai quali devo molto. Alessandro Ratoci, in un suo post su Facebook scrive che "abbiamo studiato da lui anche se non abbiamo studiato da lui". Probabilmente è vero.
Infine se passo dalla nota puramente autobiografica, che lascia il tempo che trova, a una breve riflessione, non posso non dire che Boulez rimane un importantissimo esempio di come slancio artistico, impegno politico, pensiero e contesto storico abbiano portato alla crescita della musica, di chi la fa, e di chi la ascolta.
Perciò, anche per questo, "thank you Mr. Boulez".
Ma che bel ricordo! Esattamente questo ha significato anche per me Boulez, l'apertura all'oggi, ma per cervarvi il senso, l'ordine, e poi nella musica dare ordine al disordine. Sto ancora riflettendo su di lui e sulla sua musica, sul suo pensiero. Quando avrò elaborato e assimilato le mie riflessioni cercherò di chiarirmele anche per iscritto.
RispondiEliminaboulez est mort.
RispondiEliminahttp://www.paoloisotta.it/index.php/articoli/23-pierre-boulez-salute-a-noi
...e il blog con lui?
dai, pubblicate qualche cosa, fanno bene alla salute i vostri post!
saluti,
dario agazzi